venerdì 2 novembre 2012

LIBERTA’ PER I PRIGIONIERI POLITICI SAHRAWI DELLA PRIMA PRIMAVERA ARABA


SIT-IN
Sabato 10 novembre 2012
dalle 12.00 alle 13.00
NUOVA SEDE Ambasciata del Marocco
Piazza Mincio - angolo Via Brenta 12/16 Roma


Il 24 ottobre 2012 si sarebbe dovuto celebrare davanti al Tribunale militare di Rabat il processo a 24 sahrawi imputati per i fatti di Gdeim Izik, nel Sahara Occidentale occupato. Il giorno prima, l’udienza è stata rinviata per la seconda volta sine die. Degli imputati, 23 sono detenuti nella prigione di Rabat-Salé da due anni senza che il processo abbia avuto inizio, ben oltre i limiti di legge. Sono in detenzione illegale.

L’ennesimo rinvio, di fronte ad accuse gravissime (omicidio) che potrebbero comportare la pena di morte secondo il Codice di giustizia militare marocchino, è la dimostrazione dell’inconsistenza delle prove e del fondato timore che l’apertura del processo si trasformi in un atto di accusa nei confronti dell’occupazione militare del Sahara Occidentale.

A Gdeim IziK, una decina di km da El Aiun, capitale del Sahara occupato, circa 20.000 sahrawi si sono riuniti, a partire dal 10 ottobre 2010, nell’Accampamento della dignità per rivendicare i propri diritti, la voglia di libertà, la richiesta della fine delle discriminazioni e della repressione di cui sono vittime. In una parola i sahrawi rivendicano la propria  DIGNITA’. Sarà questa la parola d’ordine che nei mesi successivi, dalla Tunisia all’Egitto, dalla Libia al Marocco stesso e a tutto il Maghreb, farà scendere in piazza le protagoniste e i protagonisti della cosiddetta Primavera Araba.

Il campo di Gdeim Izik viene smantellato all’alba dell’8 novembre 2010 dalle forze di occupazione marocchine, con un’azione militare di estrema violenza, mentre fino al giorno prima sono in corso i negoziati sulle rivendicazioni dei manifestanti. Il Marocco non ha mai consentito ad autorità indipendenti di svolgere un’inchiesta sul posto.

In questi due anni le proteste non si sono mai fermate e altre decine di sahrawi sono attualmente in carcere. Per questo:

Chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri politici sahrawi

Il Sit-in è promosso dall’Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Sahrawi (ANSPS), dalla Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri politici sahrawi, in collaborazione con i Giovani Sahrawi in Italia.

Per info e adesioni: ansps@libero.it

mercoledì 24 ottobre 2012

GDEIM IZIK: RINVIATO IL PROCESSO

Il processo ai sahrawi protagonisti della prima protesta della “primavera araba”, quella di Gdeim Izik nei Territori Occupati del Sahara Occidentale nel ottobre – novembre 2010 è stato nuovamente rinviato. I 24 imputati, di cui 23 in carcere, dovevano comparire oggi davanti al tribunale militari di Rabat.

Sono in carcere da 2 anni con pesanti accuse di omicidio e associazione a delinquere.

I sahrawi contestano tutte le accuse loro rivolte e il fatto di dover comparire davanti a un tribunale militare. Questa mattina, all’ora prevista per l’apertura del processo, le famiglie dei prigionieri hanno protestato di fronte al tribunale e reclamato immediata liberazione.

Erano presenti osservatori internazionali da Italia, Spagna, Francia e Belgio.

I difensori dei diritti umani sahrawi sottolineano che il mancato processo, dopo un primo rinvio nel gennaio di quest’anno, manifesta il timore del regime che le udienze si trasformino in atti di accusa nei suoi confronti a causa di inconsistenza delle prove e delle accuse.

L’accampamento della dignità di Gdeim Izik venne smantellato l’8 novembre 2010 manu militari.


328.6392643
ansps@libero.it

sabato 13 ottobre 2012

Giannassi all'Assemblea Generale dell'Onu


IL SINDACO GIANASSI È INTERVENUTO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

Il pluridecennale impegno di Sesto Fiorentino per l’autodeterminazione del popolo Saharawi è sbarcato alle Nazioni Unite. Ieri il sindaco Gianni Gianassi è intervenuto a New York all’audizione del IV Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quella incaricata dei processi di decolonizzazione. La sessione plenaria che si è tenuta nella giornata di ieri nel Palazzo di Vetro era interamente dedicata alla situazione del Sahara Occidentale ed è servita ad ascoltare le istanze presentate da una cinquantina di soggetti provenienti da ogni parte del mondo. “Sesto Fiorentino è città di pace e dal 1984 è gemellata con la città saharawi in esilio di Mahbes - ha affermato il sindaco - da allora abbiamo sposato e sostenuto pienamente la giusta lotta per l’autodeterminazione del popolo saharawi, affinché si superasse definitivamente l'ultima colonia africana. Oggi, però, sono qui per rappresentare ciò che ho visto, nella mia visita del marzo 2011, nella città di El Aaiun, dove mi ero recato, in incognito, per consegnare la cittadinanza onoraria di Sesto Fiorentino ad Aminatou Haidar, donna simbolo della resistenza pacifica del popolo saharawi. Ho potuto constatare il regime di occupazione militare e il controllo capillare del territorio da  parte dell’esercito e della polizia marocchina. Strade e piazze sono costantemente sorvegliate. Ho raccolto la testimonianza delle numerose violenze impunite, ho visto le conseguenze della violenza dello sgombero di Gdeim Izik, e ho appreso, dalla voce degli avvocati che hanno difeso i prigionieri saharawi, le condizioni di detenzione nelle quali versavano più di 100 manifestanti e le difficoltà dei legali a vedere accolte le richieste di processi pubblici, davanti agli occhi e all’attenzione della comunità internazionale”.
Il sindaco Gianassi, al pari di gran parte degli altri intervenuti, ha chiesto infine alla Commissione dell’ONU presieduta dal gabonese Noel Nelson Messone di accelerare il processo di autodeterminazione, sottolineando le potenzialità del popolo saharawi. “La loro lotta pacifica e democratica è una speranza in un mondo pieno di guerra e di terrorismo”, ha concluso. (rm)


Il testo integrale dell’intervento del sindaco Gianni Gianassi alla IV Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite:

Signor presidente della Commissione, signori diplomatici, signore e signori.
Sesto Fiorentino è città di pace e dal 1984 è gemellata con la città saharawi in esilio di Mahbes.
Da allora abbiamo sposato e sostenuto pienamente la giusta lotta per l’autodeterminazione del popolo saharawi, affinché si superasse definitivamente l'ultima colonia africana.
Abbiamo sempre sostenuto le risoluzioni dell’Onu, affinché si potesse finalmente tenere un referendum che desse ai saharawi la possibilità di decidere del proprio futuro. Noi continuiamo a chiedere al Consiglio di Sicurezza di far rispettare rapidamente le proprie risoluzioni.
Oggi, però, sono qui per rappresentare ciò che ho visto, nella mia visita del marzo 2011, nella città di El Aaiun. Città dove mi ero recato, in incognito, per consegnare la cittadinanza onoraria di Sesto Fiorentino ad Aminatou Haidar, donna simbolo della resistenza pacifica del popolo saharawi. Nel breve soggiorno nella capitale del Western Sahara ho potuto constatare il regime di occupazione militare ed il controllo capillare del territorio da  parte dell’esercito e della polizia marocchina. Strade e piazze sono costantemente sorvegliate. Ricordo che la mia visita è avvenuta all’indomani dei tragici fatti della repressione di Gdeim Hizik. Ho raccolto la testimonianza delle numerose violenze impunite, come quella sul giovane Said Dambar, uno dei promotori di Gdeim Izik, ucciso da due marocchini nel 2010, ed alla cui famiglia mai sono state chiarite le cause della morte, nonostante insistenti richieste e denunce in tal senso. Ho visto le conseguenze della violenza dello sgombero di Gdeim Izik, come quelle che hanno colpito la cittadina saharawi Oubaih Khadija per sempre paralizzata alle gambe. Ho appreso, dalla voce di un pool di avvocati che ha difeso i prigionieri saharawi del “campo della dignità”, le condizioni di detenzione nelle quali versavano più di 100 manifestanti e le difficoltà dei legali a vedere accolte le richieste di processi pubblici, davanti agli occhi e all’attenzione della comunità internazionale.
Quanto da me osservato e denunciato, sia al Governo Italiano che all’Alto Rappresentante Europeo, ha trovato piena conferma nella relazione della Fondazione Kennedy che ha visitato il territorio del Sahara Occidentale con l’intento di indagare sulla violazione dei diritti umani.
Aggiungo che nei molti anni d’impegno ho avuto occasione di incontrare tanti rifugiati e cittadini del territorio occupato che portavano sul loro corpo i segni delle torture e delle gratuite violenze che la repressione marocchina ha loro inferto: donne come Sultana Jaya, attivista per i diritti umani, picchiata e menomata mentre manifestava pacificamente per le strade di El Aaiun e giovani come  Ahmed Brahim Ettanji, esponente della resistenza saharawi più volte imprigionato e torturato.In questi lunghi anni ho incontrato anche tanti saharawi che vivono in esilio, nei campi di rifugiati di Tindouf in Algeria: donne, bambini, uomini che sopravvivono grazie agli aiuti dell’Unhcr dei Governi e degli Enti amici e che subiscono anch’essi, da quasi 40 anni, il diniego al diritto di vivere liberi, nella loro terra.
Testimonio tutto ciò a questa Onorevole Commissione, affinché sostenga con forza l’accelerazione del processo di autodeterminazione.
La lotta pacifica e democratica del popolo saharawi è una speranza in un mondo pieno di guerra e di terrorismo che illumina l’azione e lo spirito delle Nazione Unite.

Grazie per la vostra attenzione.

martedì 25 settembre 2012

Donne Sahrawi: "Just to let you know I'm alive"


"Un documentario sulla violenza contro le donne saharawi e l’impatto della guerra sulle loro vite. Un viaggio nel deserto, in Sahara Occidentale e nel Sud dell’Algeria, per raccogliere le loro voci e scoprire, attraverso i loro occhi, la storia dimenticata di un popolo." di Simona Ghizzoni ed Emanuela Zuccalà
Degja è stata prelevata con la forza da casa sua, in un pomeriggio del 1980, da quattro poliziotti in borghese. Gettata nel retro di una Land Rover, trasportata da una prigione segreta all’altra, ha trascorso 11 anni della sua giovinezza prigioniera e con gli occhi bendati, nella febbrile attesa dell’interrogatorio e della tortura.Anche Soukaina ha vissuto per 11 anni in una cella angusta. Dopo il suo arresto, la figlia minore è morta di stenti perché nessuno poteva prendersi cura di lei. Non aveva ancora compiuto un anno.Leila è una moderna Antigone, tormentata dall’impossibilità di dare sepoltura al corpo del fratello Said, morto nel dicembre del 2010. La famiglia non fa che chiedere al governo marocchino l’autopsia sul corpo del ragazzo, ucciso dalla polizia in circostanze ambigue. Ma nessuna risposta, finora, è mai arrivata. [Il corriereimmigrazione.it]
JUST TO LET YOU KNOW THAT I’M ALIVE (SOLO PER FARTI SAPERE CHE SONO VIVA) è un documentario di 25 minuti ritmato da video, musica e fotografie che, per la prima volta, dà voce alle donne saharawi vittime di queste violenze, sia in Sahara Occidentale che nei campi profughi in Algeria. Ricostruendo, attraverso le loro testimonianze, i diari, le vecchie fotografie, la storia del popolo saharawi da una prospettiva femminile e intima.Insieme all’amica fotografa Simona Ghizzoni, abbiamo viaggiato nei campi profughi algerini e in Sahara Occidentale, sperimentando in prima persona l’ossessivo controllo marocchino nel territorio occupato e l’estrema miseria in cui versano i saharawi rifugiati in Algeria. E, condividendo il tempo lento di queste donne, il rito del tè, la mancanza d’acqua e la scarsità di cibo, ci siamo rese conto che le loro vicende possono diventare simbolo di temi più universali: l’impatto della guerra sulla vita e l’anima dei singoli; l’alienante condizione dei profughi in ogni parte del globo; l’esistenza, ancora oggi, di muri che segnano confini artificiali e crudeli tra i popoli; la violenza contro le donne come arma affilata di strategie distruttive, com’è accaduto anche nell’est della Repubblica Democratica del Congo, in Darfur, in Libia, in Kashmir."La Fondazione americana The Aftermath Project ha finanziato le nostre spese di viaggio, grazie a un grant vinto da Simona Ghizzoni nel 2011. Ora, per completare la produzione del documentario, stiamo per sperimentare una nuova forma di condivisione in rete, già diffusa negli Stati Uniti ma ancora poco nota da noi: il crowd funding, una raccolta fondi attraverso internet. I lettori possono finanziare direttamente il progetto con una donazione libera a partire da 10 dollari, e ricevere in cambio una serie di “grazie” concreti: dal DVD del documentario a piccole stampe di Simona Ghizzoni; da seminari one-to-one sul giornalismo d’inchiesta e la fotografia di reportage a stampe in grande formato a edizione limitata, fino a comparire come produttori del video.Abbiamo scelto il sito www.emphas.is, specializzato in progetti multimediali di qualità. Saremo online a partire dal 24 settembre, per 60 giorni.Emanuela ZuccalàJUST TO LET YOU KNOW THAT I’M ALIVE
(SOLO PER FARTI SAPERE CHE SONO VIVA)
Di Simona Ghizzoni ed Emanuela Zuccalà
In collaborazione con la rappresentanza italiana della Rasd (Repubblica Saharawi Araba Democratica), con le ONG saharawi Afapredesa e ASVDH, con l’organizzazione culturale Zona (www.zona.org).
Con il contributo speciale di The Aftermath Project (www.theaftermathproject.org).

sabato 26 maggio 2012

Brahim Sabbar in Italia


E' in Italia Brahim Sabbar!
Profilo
E’ Un attivista sahrawi dei diritti umani nel Sahara Occidentale sotto occupazione marocchina.
E’ Segretario generale dell’Associazione sahrawi delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dallo stato marocchino (ASVDH). E’ nato nel 1959 a Lagsabi, sposato e padre di tre figli.

Tra il 1981 e il 1991 viene arrestato e detenuto in segreto, “scomparso”. Il 14 agosto 1981 viene sequestrato nella città occupata di Dakhla, insieme ad altri sahrawi. Passa attraverso diversi centri di detenzione segreta tra cui il tristemente famoso Kaalat Mguna (Marocco), senza imputazioni e senza processo. Viene liberato il 22 giugno 1991, con altri 321 sahrawi.

Dopo la sua liberazione, nel 1994 partecipa alla costituzione del Comitato di Coordinamento delle vittime delle scomparse forzate, considerato come l’embrione del movimento per i diritti umani nei Territori Occupati.

Quando a partire dal 1999, inizia la protesta pacifica di massa, l’”intifada” sahrawi, Brahim Sabbar è alla testa del movimento di protesta e rivendicativo. Partecipa a numerose manifestazioni di protesta nei Territori Occupati e nello steso Marocco. Prende contato con le organizzazioni internazionali per i diritti umani per sensibilizzarli sullo stato della repressione.

Partecipa alla creazione, con diversi militanti sahrawi e marocchini, alla costituzione del “Forum Verità e Giustizia”, poi proibito dal Marocco, ed è eletto membro del suo Consiglio nazionale. E’ tra i fondatori dell’ASVDH, di cui viene eletto Segretario generale.

Nel 200 viene privato del passaporto.

Nel 2001 è tra i 36 difensori dei diritti umani condannati a tre mesi di prigione per aver partecipato ad una manifestazione pacifica a Rabat il 9 dicembre 2000.

A partire dal maggio 2005 nei Territori Occupati si fa più intensa la protesta contro la repressione. Brahim Sabbar è più volte arrestato nel corso dell’anno

Il 17 giugno 2006 viene arrestato, con Ahmed Sbai, a El Aiun dopo aver partecipato alla creazione di una sede dell’ASVDH a Bojador. L’AVSDH aveva appena pubblicato un Rapporto sulle violazioni dei diritti umani nei Territori Occupati, con il contributo di Sabbar. Intraprende più volte lo sciopero della fame, insieme ad altri prigionieri ed attivisti sahrawi, per protesta contro la repressione di cui sono vittime. Il 27 giugno 2006 viene condannato a due anni di prigione, per “disobbedienza” ad un agente carcerario. . In un successivo processo viene condannato ad un anno e sei mesi; in totale tre anni e sei mesi. Durante l’incarcerazione alla “Prigione Nera” di El Aiun denuncia torture e trattamenti disumani. Viene liberato il 17 giugno 2008.

Il 19 gennaio 2009 viene aggredito e picchiato selvaggiamente dalla polizia marocchina mentre cercava di raggiungere alcuni sahrawi accerchiati dalla gendarmeria a seguito di una manifestazione.

Privato del passaporto per 10 anni, l’ottiene al termine di una campagna internazionale e di uno sciopero della fame.

Dal 23 febbraio 2010 si reca per la prima volta con altri 10 difensori dei diritti umani nei Campi profughi sahrawi della regione di Tindouf (Algeria). Il loro rientro nel marzo nei Territori Occupati avviene con una missione di osservatori internazionali per prevenire la loro incarcerazione come era accaduto un anno prima ad altri attivisti. Il rientro avviene senza incidenti ma pochi giorni dopo, il 9 marzo 2010, Sabbar viene ferito dalla polizia nel corso di una manifestazione a El Aiun.

giovedì 24 maggio 2012

Tavola Rotonda: Dal Sahara Occidentale all'Unione Europea


In occasione dell'Assemblea Nazionale Ansps, vi invitiamo alla Tavola Rotonda 

"Dal Sahara Occidentale all'Unione Europea: 
percorsi condivisi delle Istituzioni e della Società civile in Italia e in Europa

che si terrà a Roma, sabato 26 maggio 
presso la Sala della Fondazione Basso V. Dogana Vecchia 5, 
ore 10.00.


Al dibattito, moderato dal presidente Ansps, Luciano Ardesi, parteciperanno: 

Brahim Sabbar - difensore dei diritti umani nei T.O., 
l'OnRenzo Carella - Intergruppo parlamentare, 
Sergio Bassoli - dip. Internazionale Cgil, 
Giacomo Filibeck - dip. Relazioni internazionali PD, 
Francesca Doria - avvocato e osservatore internazionale nei T.O.

Per vedere la cartina clicca qui
Per capire come raggiungerci.

Non mancare!

mercoledì 16 maggio 2012

Giovani italiani e sahrawi a La Sapienza

EVENTO ANNULLATO!
L’Università della Sapienza accoglie le voci del Popolo saharawi.

 Aula del Chiostro
Venerdì 18 maggio 2012,  alle ore 11 


Interventi:
Preside della Facoltà di Ingegneria dell'Università La Sapienza.
Professori della Facoltà di Ingegneria.
Rappresentante sahrawi: Fatima Mafud.
Responsabile Unione studenti saharawi in Spagna: Abderrahman Mohamed.
Rappresentante donne saharawi: Mariam Mahmud.

Proiezione filmati.


Il dibattito si concluderà alle ore 13.
Per informazioni: Meini 327.1656718


Aula del Chiostro, Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale 
Università di Roma “La Sapienza”, 
Via Eudossiana, 18 00184 Roma


domenica 13 maggio 2012

39° Anniversario del Fronte Polisario

Una serata di dibattito e convivialità, 
in occasione del 39° anniversario del Fronte Polisario
rivolta a tutti i sostenitori, gli amici,  i simpatizzanti  e conoscenti:

sabato19 maggio 2012dalle ore 19.00 alle ore 22.00 
in via Goito 35b - Roma (presso la sede di Arci Solidarietà).

 

Per informazioni e prenotazioni: SALKA 34.23789285, MENI 327.1656718,  NAFI 340.7657916

sabato 5 maggio 2012

Onu: missione di pace senza diritti umani


Il Consiglio di Sicurezza ha approvato il 24 aprile la Risoluzione con la quale, sulla base del Rapporto presentato dal Segretario generale dell’Onu il 5 aprile,  prolunga fino al 30 aprile 2013 il mandato della missione dei caschi blu nel Sahara Occidentale (MINURSO), in scadenza al 30 aprile di quest’anno. Il rinnovo è diventato ormai un rito da quando la missione è stata dispiegata nel 1991 per sorvegliare il cessate il fuoco e soprattutto per organizzare il referendum di autodeterminazione.
La vera questione all’ordine del giorno era la protezione dei diritti umani. La MINURSO è l’unica missione di pace a dell’Onu ancora in corso a non prevedere espressamente tale clausola. Malgrado le richieste del Polisario, del Parlamento europeo (cfr. sotto), della campagna internazionale promossa da diverse organizzazioni, tra le quali l’ANSPS, il Consiglio di Sicurezza ancora una volta ha eluso il problema. Ha vinto una volta di più il ricatto della Francia determinata ad esercitare il diritto di veto se la proposta di estendere ai diritti umani il mandato dei caschi blu fosse stata messa ai voti.
L’aspetto paradossale della Risoluzione è il sostegno alle due Commissioni regionali che dipendono dal Consiglio nazionale dei diritti umani da poco istituito dal Marocco. Non solo il governo di Rabat non ha mai garantito la protezione e la giustizia per i sahrawi, ma le associazioni internazionali per la difesa dei diritti umani hanno anche negli ultimi anni denunciato la continua violazione dei diritti dei marocchini stessi, come confermato dall’ultimo rapporto del novembre scorso del Comitato contro la tortura dell’Onu, e ciò a dispetto delle riforme annunciate. Per capire meglio l’atteggiamento del Marocco nei Territori Occupati, basti pensare che nel settembre scorso aveva protestato per l’invio di una missione Onu dopo i sanguinosi incidenti accaduti nella città di Dakhla tra sahrawi e coloni marocchini alla fine di una partita di calcio.
La Risoluzione riproduce nella quasi totalità quella approvata lo scorso anno. L’unica timida aggiunta è la raccomandazione di garantire ai caschi blu la libertà di interazione con tutti i loro interlocutori e la libertà di circolazione. Troppo poco di fronte alla denuncia di Ban Ki-moon dei numerosi ostacoli posti dal Marocco alla missione.
La seduta del Consiglio è durata 15 minuti e la Risoluzione è stata approvata all’unanimità. Nel suo intervento il Sudafrica ha espresso tutta la sua preoccupazione per l’incapacità del Consiglio di Sicurezza di stabilire un meccanismo credibile per la difesa dei diritti umani.

Il Parlamento europeo condanna la repressione nei confronti dei sahrawi


La plenaria del Parlamento europeo ha approvato il 18 aprile il Rapporto su “Diritti umani nel mondo e la politica dell’Unione europea”, preparato dal deputato britannico Ricahard Howitt. Grazie ad un emendamento del Gruppo parlamentare GUE/NGL, il Rapporto è stato adottato con una risoluzione che richiama il diritto del popolo sahrawi all’autodeterminazione e reitera la sua richiesta di una soluzione giusta e duratura in conformità con le risoluzioni dell’Onu. Denuncia la repressione subita dalla popolazione sahrawi nei Territori occupati, chiede inoltre la liberazione degli ottanta prigionieri politici sahrawi ed in particolare dei 23 detenuti nel carcere di Salé a seguito dello smantellamento del Campo di Gdeim Izik nel novembre 2010. Sollecita infine l’adozione di un meccanismo internazionale di vigilanza sui diritti umani nel Sahara occidentale.

La Lega Araba e l’autodeterminazione


Il Segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi, in un’intervista al quotidiano algerino El Khabar, in risposta ad una domanda sul sostegno che la Lega araba cerca di dare al cambiamento nel modo arabo, afferma che “il popolo sahrawi ha il diritto all’autodeterminazione”. Allo stesso tempo, poiché la questione del Sahara Occidentale è in mano all’Onu, la Lega araba non vede la necessità di intervenire in questa questione.
E’ la prima volta che un alto esponente della Lega si esprime in questo modo sulla questione sahrawi. Finora la Lega araba ha respinto qualunque ipotesi di riconoscimento della RASD a causa dell’opposizione della maggioranza dei paesi membri.

Rossella Urru sequestrata da oltre 6 mesi


Il 22 aprile ha segnato i sei mesi dal sequestro di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli Ainhoa Fernández de Rincón ed Enric Gonyalons. In questa occasione l’ANSPS ha diffuso un comunicato e successivamente ha preparato uno speciale documento Dal Sahara al Sahel, il primo numero del Sahrawi Report, dedicato interamente alla comprensione del rapimento dei tre cooperanti e dell’evolversi della situazione nella regione. Chi fosse interessato può chiederlo alla Redazione della Sahrawi Newsletter.
La novità di quest’ultimo mese è la richiesta ufficiale di riscatto per la liberazione . Inoltre il MUJAO che ha rivendicato l’attentato a Tamanrasset e il rapimento sette membri del Consolato algerino a Gao (Mali), tra cui il Console, chiede oltre al pagamento di un riscatto la liberazione di alcuni prigionieri.
Desta una certa preoccupazione l’instabilità del Mali (vedi sotto Sahel), tuttavia il governo spagnolo si è detto non preoccupato per gli eventi in corso, eventi che non ostacolano la rimessa in libertà degli ostaggi.
Tra le molte manifestazioni di affetto e di solidarietà nei confronti dei tre sequestrati, citiamo l’intervento di Khadija Hamdi, ministra della cultura della RASD, autore teatrale e promotrice dell’identità culturale ed artistica sahrawi, nel suo discorso di apertura della 9a edizione del Festival internazionale del cinema nel Sahara Occidentale (FISAHARA). La ministra ha affermato che “ogni famiglia sahrawi sente che è come se Enric Gonyalons, Ainhoa Fernández de Rincón e Rossella Urru fossero stati rapiti nella propria tenda”

Territori Occupati: la mobilitazione continua


Il 28 aprile si è svolta a El Aiun una manifestazione davanti alla sede regionale del Consiglio nazionale dei diritti umani. Appena iniziato l’assembramento, la polizia è intervenuta brutalmente, si segnalano 13 feriti e 5 fermati. 
Una manifestazione parallela si è tenuta il 30 aprile nella città di Bojador.

Si è tenuto a El Aiun il 20 aprile il processo per i fatti di Dakhla, gli incidenti avvenuti a seguito di una partita di calcio nel settembre scorso. Sono comparsi davanti alla Corte di Appello 16 detenuti sahrawi e 7 coloni marocchini. I prigionieri sahrawi hanno respinto le accuse, ed hanno attribuito gli incidenti alle forze di sicurezza e militari che hanno incitato i coloni marocchini a dare la caccia ai sahrawi. Tutti gli imputati sahrawi hanno denunciato violenze, torture e maltrattamenti durante la loro detenzione, quattro di loro hanno chiesto di essere sottoposti ad un controllo medico per provare le torture subite. Il processo si è concluso con la condanna di tutti gli imputati sahrawi, le condanne più pesanti, a tre anni di carcere, sono state pronunciate nei confronti di sei difensori dei diritti umani. Tre coloni marocchini sono stati condannati a un anno con la condizionale.
Il processo si è svolto alla presenza di osservatori internazionali, quattro dalla Spagna e due dall’Italia, Roberta Bussolari e Federico Comellini dell’Associazione El Ouali di Bologna.

Primo Maggio: i lavoratori sahrawi aspettano ancora


In occasione delle Festa dei lavoratori, Mohamed Chej Segretario generale dell’Unione UGTSARIO ha rilasciato a Rabuni una dichiarazione a proposito dei lavoratori sahrawi dipendenti di imprese spagnole fino al 26 febbraio 1976 (ultimo giorno dell’amministrazione spagnola). Il riconoscimento dei loro diritti ha fatto passi in avanti. Il 2 agosto 2011 sulla Gazzetta ufficiale  è stato pubblicata la decisione che impegna il governo a presentare entro due mesi  al parlamento nazionale la lista degli aventi diritto e i costi dell’operazione. In realtà si sta ancora attendendo che tutte le raccomandazioni siano messe in pratica. 

I giovani sahrawi in azione


Si è tenuto ad Asunción (Paraguay) dal 20 al 23 aprile il 29° Congresso della IUSY (Unione internazionale della gioventù socialista) cui ha partecipato una delegazione dell’UJSARIO (Unione dei giovani sahrawi). Al termine dei lavori è stata approvata una Dichiarazione finale nella quale si esige la tenuta di un referendum di autodeterminazione e l’applicazione del diritto internazionale. Rinnovato il vertice dell’organizzazione per i prossimi due anni: Teceber Ahmed Saleh, dell’UJSARIO, è stato eletto vicepresidente.
Il prossimo 10-11 maggio si tiene nella wilaya di Awserd la Seconda Conferenza nazionale della gioventù.
Per il 20 maggio, anniversario dell’inizio della lotta armata di liberazione (1973), si terranno in Italia e diversi paesi iniziative da parte dei giovani sahrawi. 

Cultura: la Nona edizione del Festival internazionale del Cinema


La 9a edizione del Festival internazionale del cinema nel Sahara Occidentale (FISAHARA) si tiene dal 1 al 6 maggio nel campo profughi di Dakhla. Quest’anno la manifestazione è stata dedicata ai tre cooperanti sequestrati. In programma anche video realizzati dalla Scuola di cinema audivisuale Abidin Kaid Saleh, che ha sede nei campi. I film saranno visibili in streaming fino al 9 maggio, collegandosi al sito di Fisahara per avere la pass word individuale di accesso: http://www.festivalsahara.com/.

Tornano in Italia i bambini sahrawi “Ambasciatori di pace”


Il Programma di Accoglienza estiva dei bambini sahrawi non ha perso vitalità malgrado le difficoltà economiche. Nei mesi di luglio e agosto verranno in Italia 316 bambini e 40 accompagnatori provenienti dai campi profughi sahrawi in Algeria, con un aumento rispetto allo scorso anno.
Promosso dall’ANSPS e coordinato dall’Equipe Nazionale, il programma vede la suddivisione dell’Accoglienza in 25 progetti a cui aderiscono circa 55 Partner locali (Associazioni di solidarietà, Enti Locali, Pubbliche Assistenze) distribuiti sul tutto il territorio italiano: dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla particolarmente attiva Toscana alla Sardegna, dalle Marche al Lazio e Campania, dalla Puglia alla Sicilia. I bambini saranno accolti prevalentemente in strutture. Progetti specifici sono indirizzati alle attività sportive, e ai bambini diversamente abili e celiaci. Tutti i progetti sono stati presentati in collaborazione con la Rappresentanza del Fronte Polisario in Italia e del Ministero della gioventù e dello sport della Rasd.
Nei mesi estivi, i bambini sahrawi saranno dei veri e propri “Ambasciatori di pace” di un popolo in esilio: si incontreranno con le istituzioni e la società civile e avranno visibilità sull’opinione pubblica e sul mondo dell’informazione nazionale.
Tra le attività estive di quest’anno è previsto il ConcorsoChe cosa ho imparato dai bambini sahrawi”, che premierà la migliore produzione multimediale prodotta dai Partner partecipanti al progetto; il tour italiano, in agosto, della cantante sahrawi Mariem Hassan e la I Giornata Nazionale dedicata ai bambini sahrawi, il “Sahrawi day”.

Magheb: Le primavere arabe alle prove delle elezioni


Il 10 maggio prossimo si vota in Algeria per l’elezioni legislative. Dopo le elezioni parlamentari in Tunisia, Marocco ed Egitto, dove hanno vinto i partiti fondamentalisti, ora è la volta dell’Algeria. I deputati avevano adottato nel dicembre scorso una legge sui partiti che impediva il ritorno sulla scena politica del Fronte Islamico di Salvezza (FIS) protagonista, anche dopo la sua messa fuori legge nel 1992, degli “anni rossi” (di sangue). Alcune formazioni islamiste si contendono l’egemonia nel parlamento contrastate da un fronte laico diviso.
Il 23 maggio si avrà il primo turno delle elezioni presidenziali in Egitto (il secondo turno il 16 giugno). Al termine di un tormentato procedimento, alla fine sono 13 i candidati ammessi alla competizione. La vigilia elettorale è caratterizzata da forti tensioni che hanno provocato numerosi morti nella sola capitale.

Maghreb: Marocco, il governo islamista alla prova del potere



Ha destato scalpore in Marocco e nel Maghreb la decisione del Primo ministro marocchino Benkirane di abbandonare i funerali del primo presidente dell’Algeria indipendente, Ahmed Ben Bella, che si sono tenuti ad Algeri il 13 aprile, a seguito della presenza del presidente della RASD Mohamed Abdelaziz.
Intanto si segnala la prima crisi aperta tra il primo Ministro Benkirane e la società. Nel progetto di riforma delle tv pubbliche il leader del partito islamista (PDJ) “al potere” aveva fatto inserire una massiccia presenza sia della lingua araba che delle trasmissioni religiose, sollevando la protesta non solo della società civile.
L’informazione si dimostra così uno dei lati più oscuri del regime. Il giovane cantante rap Mouad Belghouat è in prigione dal 28 marzo dopo che su YouTube è apparso un montaggio dei suoi clip con una scena in cui un poliziotto con la testa d’asino interpella un attivista del movimento di opposizione “20 febbraio”. Il cantante nega di essere all’origine del video, ora tolto dalla circolazione. Rilasciato a fine aprile l’editore di giornali Rachid Nini dopo un anno di prigione per “disinformazione”. Nel quotidiano arabofono Al Massae (il più diffuso) aveva messo in causa il direttore dei servizi segreti Abdellatif al-Hammouchi per l’esistenza un centro di detenzione e di tortura segreto a Témara, a sud di Rabat.

Sahel: Nuovi scenari in Mali


Dopo il colpo di stato militare del 22 marzo scorso, promosso dal capitano Sanogo che ha deposto il presidente Amadou Toumani Touré (per tutti ATT), i militari ribelli sono stati costretti dalle pressioni della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas/Cedeao) a cedere il passo a una transizione civile, con la nomina del presidente dell’Assemblea nazionale a presidente ad interim, e di un primo ministro che ha formato un nuovo governo composto principalmente da tecnici e da militari. All’inizio di maggio c’è stato nella capitale Bamako uno scontro a fuoco tra i militari e i sostenitori del presidente deposto ATT. Nel Nord dopo che il 6 aprile il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (MNLA) ha proclamato l’indipendenza dell’Azawad (nord del Mali), la situazione è in continuo movimento. La città di Timbuctù è stata oggetto di scontri tra MLNA, AQMI e un gruppo ancor più radicale, Ansar Eddine, diretto da un tuareg, ex-leader del movimento di liberazione. L’egemonia del MLNA è scemata nel corso delle ultime settimane e il nord del Mali è diventato terreno di scontri ed alleanze tra tendenze diversi sia all’interno del movimento tuareg che di quello terrorista e fondamentalista.  

Solidarietà Italia


Dal 7 al 14 aprile il Coordinamento toscano ha organizzato il tradizionale volo di Pasqua nei campi profughi sahrawi.
Si è svolto a Trento il 16 aprile, l’incontro “Forum Ambasciatori, l’Africa in Trentino”, cui hanno partecipato una decina di ambasciatori di paesi africani e una folta rappresentanza della società civile. Il Sahara Occidentale era presente con Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario in Italia.
Presso l’Università di RomaTre si è svolta il 24 aprile una Conferenza sul tema “Una primavera dimenticata: la resistenza popolare nel Sahara Occidentale” tenuta dal prof. Luciano Ardesi, presidente dell’ANSPS, nel quadro dei Seminari di Storia dei Paesi Islamici promossi dalla prof.ssa Anna Bozzo, del Dipartimento di Studi storici, geografici e antropologici.

giovedì 19 aprile 2012

Sahrawi: Campagna Consiglio di Sicurezza

Il Segretario dell’Onu ha consegnato il 5 aprile il suo Rapporto annuale sul Sahara Occidentale al Consiglio di Sicurezza che deve prendere decisioni in vista della scadenza della missione dei caschi blu (MINURSO) il 30 aprile 
prossimo.  
Nel Rapporto, messo online una settimana più tardi dopo alcune modifiche “tecniche”, Ban Ki-moon analizza nei dettaglia tutti gli aspetti, dalle violenze nei territori occupati, alle attività diplomatiche, agli ostacoli incontrati dalla MINURSO. Da questo punto di vista, il Rapporto è un’analisi lucida dell’impotenza della MINURSO, limitata ad osservare il cessate il fuoco senza poter esercitare le funzioni di una normale missione di pace Onu, a cominciare dall'osservazione le violazioni dei diritti umani. 
Ancora una volta Ban Ki-moon fa riferimento, come nel Rapporto dello scorso anno,  ai meccanismi previsti dal Consiglio dei diritti umani. Ma alla luce dei fatti illustrati nel Rapporto ciò che appare urgente è l’adozione di misure di prevenzione delle violazioni e non solo di accertamento. Purtroppo non c’è alcun esplicito riferimento ad estendere il mandato della MINURSO alla protezione della popolazione civile, come avviene per tutte le altre missioni di pace dell’Onu. Il Segretario dell’Onu sembra essersi rassegnato all’avvertimento della Francia che da anni minaccia il veto se una tale proposta fosse discussa e messa ai voti.
Per questo motivo è importante fare pressione sui membri dei CdS affinché non cedano ancora una volta al ricatto della Francia. L’ANSPS, insieme alla rete di solidarietà europea ed internazionale, invita pertanto le organizzazioni di 
solidarietà, le istituzioni nazionali e locali, i singoli ad una mobilitazione nei confronti dei membri del Consiglio di Sicurezza, che per il biennio 2012-13 vede la partecipazione del Marocco, ma anche al ministro degli Esteri del proprio paese e ai parlamentari.

Di seguito alcune indicazioni e gli indirizzi per rivolgervi alle 
istituzioni.

Per le organizzazioni e le istituzioni:
Al Presidente di turno del Consiglio di Sicurezza (USA)  per conoscenza ai 
membri del CdS
Al Ministro degli Esteri del proprio paese
Alla Delegazione francese all’Onu e all’Ambasciata francese nel proprio paese


Per i singoli:
Al Parlamentare europeo di riferimento affinché scriva al Ministro degli 
Esteri del proprio paese
Al Presidente del Consiglio di Sicurezza (e per conoscenza ai membri del CdS)

Punti chiave della lettera/mail:
- La violazione dei diritti umani nei Territori occupati del Sahara 
Occidentale continuano, come riferito dall’ultimo Rapporto del S. G. dell’Onu 
al Consiglio di Sicurezza.
- La MINURSO è l’unica missione di pace dell’Onu che non ha mandato di 
monitorare i diritti umani e di proteggere la popolazione civile.
- Per questi motivi si deve estendere il mandato della MINURSO alla 
supervisione e alla protezione dei diritti umani.


Esempio di richiesta:

Chiedo che la MINURSO riceva il mandato di vigilare sul rispetto dei diritti 

umani nei Territori del Sahara Occidentale sotto occupazione del Marocco e che 

sia messa in condizione di esercitare la funzione per la quale è stata 
istituita: l’organizzazione del referendum di autodeterminazione nel Sahara 
Occidentale.

Richiesta specifica alla Francia:



Chiedo che il governo francese cessi il boicottaggio dei tentativi di 
estendere il mandato della MINURSO alla protezione dei diritti umani nel Sahara 
Occidentale occupato.

Mail dei paesi membri del CdS:
Presidente CdS (USA) usunpublicaffairs@state.gov 

Cina: chinamission_un@mfa.gov.cn
Francia: france@franceonu.org
Russia: rusun@un.int
Inghilterra: uk@un.int,

Membri non permanenti:
Azerbaijan: azerbaijan@un.int 
Colombia: nosorio@colombiaun.org
Germania: info@new-york-un.diplo.de
Guatemala: guatemala@un.int;
India: india@un.int,
Marocco: info@morocco-un.org,
Pakistan: pakistan@un.int,
Portogallo: portugal@un.int,
Sud Africa: pmun.newyork@dirco.gov.za,
Togo: togo@un.int

Ministero degli Esteri
segreteria.terzi@esteri.it

mercoledì 18 aprile 2012

La primavera sahrawi all'Università Roma3

Martedì 24 aprile, il Prof. Luciano Ardesi,  terrà un Conferenza sul tema della primavera araba e sulla questione del Sahara Occidentale:

"Una primavera dimenticata: 
la resistenza popolare nel Sahara Occidentale"

L'incontro è aperto agli studenti della Prof.ssa Anna Bozzo e a tutti gli amici e gli studiosi della cultura araba e del Sahara Occidentale.
***
 24 aprile 2012,  ore 16.00 - 
 la Sala del Consiglio del Dipartimento di Studi Geografici- Antropologici (I Piano) 
Facoltà di Lettere e Filosofia - Roma Tre (Via Ostiense 234 , Metro B - Marconi)

martedì 17 aprile 2012

La questione sahrawi al Consiglio di Sicurezza


Il mese di aprile vede il Consiglio di sicurezza dibattere la questione del Sahara Occidentale. Il 30 aprile scade infatti la missione dei caschi blu (MINURSO), ci si aspetta che venga rinnovata di un altro anno, come avviene da tempo.
Il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha presentato al Consiglio di sicurezza il 5 aprile il Rapporto che dovrà orientare la discussione. Il “Gruppo di amici del Sahara Occidentale” formato da Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Spagna, avanzerà la proposta di compromesso, anche se la situazione di stallo che dura da più di vent’anni sembra non più accettabile.  Il Rapporto è stato messo online una settimana più tardi con alcune modifiche “tecniche”,  denunciate dal Polisario come volte ad attenuare la portata della MINURSO che, come il suo acronimo ci ricorda,  è stata costituita per organizzare un referendum nel Sahara Occidentale. Del resto nel suo Rapporto Ban Ki-moon denuncia proprio l’impossibilità per la missione dei caschi blu di svolgere le proprie funzioni.
Il vero problema infatti è il mandato dei caschi blu. Alcuni paesi e Christopher Ross, inviato speciale del Segretario generale, vorrebbero che comprendesse la protezione dei civili e dei diritti umani, com’è il caso di tutte le missioni di pace dell’Onu attualmente in corso, con l’unica, incomprensibile, eccezione della MINURSO. La Francia ha sempre minacciato il veto nel caso in cui la proposta venga formalizzata, e il Polisario ha denunciato alla stampa a New York come anche questa volta la Francia stia manovrando per impedirne anche solo la discussione.
Per questo motivo la rete di solidarietà europea ed internazionale, cui l’ANSPS si fa promotrice in Italia, ha lanciato una Campagna in direzione del Consiglio di sicurezza (cfr. il comunicato ANSPS  del 16 aprile) affinché rigetti una volta per tutte il ricatto della Francia e consenta alla MINURSO di esercitare le funzioni che sono proprie a tutte le missioni di pace dell’Onu.
Da ricordare anche il fatto che il Marocco è, per il biennio 2012-13, membro del Consiglio di sicurezza, e prenderà pertanto parte al voto.

Una manifestazione internazionale è stata organizzata nei Territori occupati, nei campi profughi, in diverse città europee il 14 aprile e in Australia il 13 aprile, ad iniziativa dell’Unione degli Studenti Sahrawi (UESARIO), davanti alle sedi delle Ambasciate e Consolati di Francia. In una lettera inviata il 16 aprile ai membri del Consiglio di Sicurezza, l’UESARIO chiede che alla MINURSO sia finalmente concesso di proteggere i diritti umani e denuncia la posizione della Francia. (Cfr.: http://minurso.tumblr.com/ ).
A Roma la manifestazione a piazza Cinque Lune, davanti al Consolato francese, è stata animata dai giovani sahrawi, organizzati nella Lega degli studenti sahrawi in Italia alla loro seconda uscita in piazza (vedi sotto). Dal Consolato il gruppo si è poi spostato in piazza Farnese, dove ha sede l’Ambasciata.

Nuovi colloqui informali tra Polisario e Marocco


La nona serie  di colloqui informali tra Polisario e Marocco si è tenuta dall’11 al 13 marzo 2012  a Greentree Estate (Long Island, nello Stato di New York) sotto gli auspici dell’Onu. Nessun progresso sostanziale sulla strada dell’autodeterminazione.
La Risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1979 del 27.4.2011 riaffermava infatti la volontà di aiutare le parti a giungere ad una soluzione politica giusta, durevole e reciprocamente accettabile che permetta l’autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale, salvaguardando i principi della Carta dell’Onu.  Mauritania e Algeria hanno assistito, in qualità di osservatori, alla sessione di apertura e chiusura e durante la discussione delle misure di fiducia.
Le parti hanno ribadito le proprie posizioni, e rigettato le proposte dell’altra parte, come base esclusiva di discussione. D’altro canto è continuato il confronto sullo sminamento, le risorse naturali e l’ambiente, temi sui quali le parti hanno registrato dei progressi e la volontà di continuare, senza pregiudizio per lo status futuro del Sahara Occidentale. L’obiettivo è costituire una base di dati che consenta di incanalare le prossime discussioni.
Quanto alle misura di fiducia l’Alto Commissariato ai rifugiati  (ACNUR) metterà a disposizione da aprile un aereo di maggiori capacità (150 passeggeri) che consentirà  di aumentare a 6.000 ogni anno il numero dei beneficiari delle visite familiari. L’ipotesi di effettuare le visite via terra è stata nuovamente accantonata. Sono stati inoltre analizzati i risultati del secondo incontro a Ginevra con l’ACNUR (24-25 gennaio 2012) e si è deciso la tenuta di due seminari, in giugno e in ottobre 2012. Uno dei seminari riguarderà il ruolo della donna e il significato della khaima (la tenda tradizionale) nella cultura hassaniya.
I prossimi due colloqui informali si terranno a giugno in Europa, e a luglio (prima dell’inizio del mese del Ramadan) in un luogo ancora da definire.
Christopher Ross, inviato personale del Segretario generale dell’Onu, effettuerà una visita nella regione, ivi compreso il Sahara Occidentale, a partire da metà maggio.
Al termine dei colloqui il capo-delegazione sahrawi, Khatri Addouh, da poco riconfermato presidente del Parlamento, ha fatto appello al Consiglio di sicurezza affinché assuma pienamente le proprie responsabilità, e ha ribadito l’assoluta necessità di un referendum di autodeterminazione. Nel corso dei colloqui – ha aggiunto -  il Polisario ha sollevato la questione dei diritti umani nei Territori Occupati, il libero accesso al territorio di Ong, stampa e osservatori internazionali. Ha giudicato inammissibile il silenzio dell’Onu sulle violazioni dei diritti fondamentali.
I colloqui appena svolti sono i primi da quando il Marocco è entrato a far parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu dal 1° gennaio 2012, per due anni. La delegazione marocchina era diretta dal nuovo ministro degli Esteri El Otmani, del PJD (Partito Giustizia e Sviluppo) partito islamista, recente vincitore delle elezioni legislative del novembre scorso.
I precedenti colloqui informali si erano tenuti il 5-7 giugno e il 19-21 luglio 2011.

La protesta capillare nei Territori Occupati


Malgrado la repressione, gli atti di intimidazione, la realtà quotidiana nei Territori Occupati della RASD è straordinariamente ricca di attività. Nel mese di marzo è continuata la mobilitazione che aveva raggiunto il suo picco durante gennaio e febbraio in coincidenza con l’annuncio del processo dei prigionieri di Gdeim Izik (poi rinviato)  e la discussione su un nuovo accordo economico tra UE e Marocco. La protesta degli attivisti dei diritti umani è diffusa sul territorio in mille rivoli per evitare o rendere più difficile la repressione brutale e massiccia. Nelle diverse città occupate le proteste si “delocalizzano” nei diversi quartieri, talvolta contemporaneamente. Si tratta di una tattica dettata dal momento, anche se reali sono le difficoltà per organizzare una protesta generalizzata nelle condizioni attuali.
Le azioni diffuse capillarmente cercano di superare il rischio del silenzio e dell’indifferenza attraverso la diffusione di foto, video delle proteste e comunicati, quasi esclusivamente in arabo, il che non rende agevole la sua conoscenza in Europa e in Occidente.
Da evidenziare nel mese di marzo anche la protesta più propriamente sindacale. Si tratta del grave problema della disoccupazione tra la popolazione sahrawi, a causa delle discriminazioni cui i sahrawi sono sottoposti. La protesta è anche occasione per denunciare lo sfruttamento delle risorse naturali da parte del Marocco, in contrasto con la legalità internazionale.
Sul piano della repressione, oltre agli interventi della polizia per soffocare le dimostrazioni, da sottolineare la continuità della strategia marocchina di detenere prigionieri politici senza capi di accusa e senza tempi certi sui processi. Ultimo caso quello di Ghali Buhella, giovane elettricista sahrawi di El Aiun noto per la sua partecipazione a numerose proteste, arrestato e detenuto dal 29 luglio 2011 nella Carcel Negra di El Aiun. Ancora in attesa di giudizio ha intrapreso uno sciopero della fame l’8 marzo per protestare contro il mancato processo e le condizioni di prigionia.
Per i 23 prigionieri politici del “Gruppo di Gdeim Izik” detenuti nel Carcere di Salé (Marocco), malgrado le promesse e una visita a metà marzo del giudice di istruzione  e del responsabile delle carceri, la situazione non è sostanzialmente cambiata.

Il nuovo contesto regionale


All’inizio del mese di marzo si sono nuovamente rincorse le notizie circa la presunta liberazione di Rossella Urru. La provocazione di alcuni mezzi di informazione basati nella regione saheliana e la mancanza di deontologia professionale di alcune agenzie e quotidiani italiani sono stati palesi.
Nel frattempo i dati regionali sono cambiati: nuovi attacchi terroristici di Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI), il colpo di Stato in Mali ad iniziativa di un gruppo di militari, poi costretti a farsi da parte, la proclamazione dell’indipendenza dell’Azawad (nord del Mali) da parte della rivolta tuareg. Sullo sfondo le gravi difficoltà della riconciliazione e della transizione in Libia, senza contare l’evoluzione della “primavera araba”.
Dedicheremo prossimamente uno speciale Sahrawi Report per illustrare la nuova situazione regionale. 

Il ministro degli Esteri italiano in Algeria


Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha compiuto il 15 marzio una visita ad Algeri, dove ha incontrato il suo omologo algerino Mourad Medelci.
Nel corso dell’incontro ha affrontato il tema del rapimento delle due italiane, Maria Sandra Mariani Rossella Urru, ed ha affermato che "l'Italia è nettamente contraria al pagamento di riscatti. Questo lo abbiamo detto in passato e continuiamo ad affermarlo in tutte le sedi internazionali". Il ministro ha così motivato la posizione italiana: "è qualcosa di negativo perché s'incanala inevitabilmente in finanziamenti di gruppi terroristici". Ha inoltre ribadito la volontà di mantenere il massimo riserbo sulle eventuali notizie e sviluppi che riguardano i due ostaggi, che ritiene essenziale ai fini della loro liberazione.
Al centro dei colloqui la cooperazione economica tra Italia ed Algeria, anche oltre il settore energetico. Il ministro era accompagnato da una folta delegazione di imprenditori italiani. Riprenderanno entro breve i vertici annuali italo-algerini sospesi nel 2007.
Nel corso di un’intervista al quotidiano in lingua araba El Khabar, Terzi si è pronunciato a favore dei colloqui tra Marocco e Polisario al fine di una soluzione che garantisca il diritto all’autodeterminazione. Ha annunciato anche il sostegno delle visite familiari nel quadro dell’ACNUR (30 mila €!) e  al Programma alimentare mondiale (200 mila euro).

L’Internazionale Socialista e il Sahara Occidentale


Il Comitato speciale dell’IS sul mondo arabo si è riunito a Istambul (Turchia) il 23 e 24 marzo, con la partecipazione di partiti, movimenti e bloggers di diversi paesi arabi, sotto la presidenza di George Papandreu. Erano presenti per il Sahara Occidentale Mohamed Sidati, ministro della RASD in rappresentanza del Fronte Polisario (che fa parte dell’IS come osservatore), e per il Marocco  El Ajlaoui El Moussaoui per l’USFP. Numerosi i temi affrontati, tra questi la questione del Sahara Occidentale. Nella Dichiarazione Finale si può leggere: “Il Comitato esorta il Marocco e il Fronte Polisario a continuare i negoziati per una soluzione pacifica e durevole del conflitto del Sahara Occidentale sotto gli auspici dell’Onu e reitera il suo sostegno al diritto del popolo sahrawi all’autodeterminazione come espresso dal Consiglio dell’IS a Atene lo scorso anno. L’Internazionale Socialista continuerà ad operare con tutti gli attori a favore della democrazia e dei diritti umani”.

La voce dei giovani sahrawi in Italia

Si è svolta sabato pomeriggio 31 marzo, in Piazza Santi Apostoli a Roma, la manifestazione pro-sahrawi che ha coinvolto giovani, studenti, giornalisti e associazioni della rete di solidarietà internazionale.
L’iniziativa aveva l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica alla causa sahrawi e protestare contro il silenzio interno alla questione di un popolo che da quasi quaranta anni è diviso tra i territori occupati dal Marocco e i campi profughi in Algeria. Provocare per rafforzare la rete è un modo per non far dimenticare le violazioni di diritti umani che il governo marocchino esercita contro un popolo che chiede di esprimersi liberamente attraverso un Referendum, promesso dal 1975.
La manifestazione è stata promossa e sostenuta dalla neonata Lega degli studenti sahrawi in Italia, fondata nel febbraio del 2012, in piena integrazione e cooperazione con l’organizzazione degli studenti sahrawi nata in Spagna, già dal 1975. A scopo politico e socio-culturale, la Lega ha il compito di informare sulla lotta pacifica, praticata costantemente da sahrawi, e promuovere incontri, conferenze e dibattiti. Rappresentate degli studenti sahrawi è stato designato Dhjoumani detto Meini Per informazioni sulle attività e le politiche della Lega rivolgersi a: legastudentisaharawiitalia@gmail.com

La Lombardia a sostegno del popolo sahrawi

Dopo l’incontro tra il presidente del Consiglio Regionale Lombardia e una delegazione sahrawi nello scorso settembre, su iniziativa del Coordinamento regionale di solidarietà al popolo saharawi, il Consiglio ha inviato una missione nei campi profughi dal 3 all’8 febbraio, guidata dalla vicepresidente del Consiglio Sara Valmaggi e comprendente anche consiglieri della Provincia di Milano. A seguito di questa visita, il Consiglio Regionale ha approvato il 6 marzo una mozione nella quale impegna la Giunta regionale a sollecitare gli organismi internazionali per una soluzione in sintonia con l’Onu, e l’UE per un maggior protagonismo e impegno umanitario. Chiede inoltre l’apertura di un tavolo di confronto con il coordinamento regionale per sostenere le iniziative di solidarietà delle amministrazioni locali e delle ong. La mozione sostiene gli sforzi del ministero degli Esteri per la liberazione di Rossella Urru e degli altri ostaggi.

Il Seminario nazionale sull’accoglienza dei bambini sahrawi

Con la partecipazione del neo-Ministro, già Segretario di Stato, della Gioventù e dello Sport della Rasd, Mohamed Mouloud, il Seminario nazionale sull’Accoglienza dei bambini sahrawi ha riunito, il 31 marzo a Firenze, Enti Locali e associazioni per rinnovare la condivisione e lo sviluppo del Programma nazionale per le vacanze estive dei bambini “Ambasciatori di Pace”.
Le parole del ministro hanno messo in risalto la necessità dell’unitarietà del Programma, particolarmente preziosa perché comprensivo di progetti diversificati, come quelli dedicati ai diversamente abili ed ai celiaci. Tale diversità caratterizza in modo particolare l’accoglienza in Italia rispetto ad altri paesi europei, Spagna compresa.
L’incontro è stato, inoltre, luogo di confronto e dibattito sulle questioni più complesse del Programma e ha presentato nuove opportunità di miglioramento, basate sulla condivisione delle scelte e sulla completa collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti, con l’intento di rafforzare i rapporti trai Partner. Alla fine è stata fatta la scelta di mantenere unitario il Programma che, malgrado le difficoltà economiche, anche quest’anno, come già lo scorso anno, vedrà un leggero aumento dei bambini ospitati in Italia con il coordinamento dell’ANSPS, proprio nell’anno che vede una drastica diminuzione dell’accoglienza in Spagna.
Tra le novità del 2012 : la gestione collegiale, e distribuita sul territorio, dell’accoglienza attraverso l’allargamento dell’Equipe nazionale; l’introduzione del “Sahrawi Day”, per dare visibilità nazionale alla presenza dei bambini sahrawi in Italia, e il lancio del concorso per la miglior produzione multimediale “Che cosa ho imparato dai bambini sahrawi”, per sostenere lo scambio educativo e interculturale tra la cultura sahrawi e quella italiana, aspetto fondamentale dell’intero progetto.
Sulla base dei risultati del Seminario nazionale, è stato siglato tra il ministro Mohamed Mouloud e il presidente dell’ANSPS il nuovo Accordo RASD- ANSPS che regola l’Accoglienza 2012.

In occasione della venuta in Italia per il Seminario nazionale sull’Accoglienza, il ministro della Gioventù e dello Sport, Mohamed Mouloud, ha effettuato tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, una serie di incontri con i responsabili giovanili di alcuni partiti politici. Ha incontrato il coordinatore giovani dell’IDV, Rudi Russo, il segretario nazionale dei Giovani democratici, Fausto Raciti insieme ad una delegazione, il presidente e la segretaria nazionale della Federazione giovanile socialista (FGSI), Mattia Di Tommaso e Claudia Bastianelli. Ha inoltre incontrato il responsabile internazionale dell’UISP (Unione italiana sport popolare) Carlo Balestri.
Il ministro è stato ricevuto dal Sindaco di Sesto Fiorentino, e a Rosignano Marittimo (LI) dal Sindaco, dal Presidente del Consiglio Comunale e dal Presidente dello Sporting club - Partner del progetto sportivo estivo.

giovedì 8 marzo 2012

Tradizione e cultura: il ruolo delle donne sahrawi durane la guerra


Impegnate nell'assicurare la sopravvivenza al popolo sahrawi in esilio dalla guerra contro il Marocco, le donne del campo profughi di Tinduf, nel Sud dell'Algeria, non hanno perso il loro spirito di madri ed educatrici.
In un contesto ambientale desertico, privo di mezzi e attrezzature, le donne sharawi si sono rese protagoniste nella ricostruzione e del mantenimento quotidiano della vita nel campo profughi.
Le donne, lasciate sole nei campi a causa della leva obbligatoria e necessaria, si inseriscono nei comitati della gestione dei campi - utilizzando, per l'approvvigionamento quotidiano, territori ritenuti ostili e sterili-  e nei programmi di alfabetismo gratuiti; diventano insegnati e si assumono  nuove responsabilità. Educano ai valori della libertà, della dignità e del rispetto - motivi per cui mariti e padri erano assenti, senza perdere la cultura sahrawi e le attività tradizionali.
Si organizzano nell'Unione  nazionale delle donne sahrawi (UNMS) per ottenere il riconoscimento del Fronte Polisario dei propri diritti, senza subire il peso della tradizione islamica.
Dal "Cessate il fuoco" del 1991, il ritorno degli uomini nei campi profughi ha destabilizzato la condizione delle donne, consapevoli dell'inevitabile riduzione dei propri spazi di libertà e della necessità di una nuova fase di emancipazione.

Donne e parità, il documento dell’EUCOCO di Siviglia


Raccogliendo le linee guida del Piano di azione del  6°congresso UNMS (Union nacional  mujeres sahrawi) e le conclusioni del 13° Congresso del Fronte Polisario, i partecipandi all’EUCOCO (3-5 febbraio 2012) di Sevilla hanno elaborato delle azioni per la tutula dei diritti delle donne sahrawi e il raggiungimento dell’equitià di genere.
Necessario sarà, innanzitutto, il coordinamento e il rafforzamento delle reti di supporto alla popolazione sahrawi e il contributo delle associazioni di solidarietà civile, università, organizzazioni femminili ecc. alla progettazione di nuove proposte e alla partecipazione a incontri e approfondimenti.
I presenti, inoltre, si impegneranno nelle azioni di lobbyng e advocacy, al fine di semplificare alle donne sahrawi l’accesso alle posizioni di responsabilità e agli uffici pubbici con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulla sistematica violazione dei diritti fondamentali delle donne, in particolare nei territori occupati.
Si attueranno - insieme al UNMS, in ottica di collaborazione e reciproco impegno - delle politiche precise a favore delle donne, come l’istituzione del servizio taxi, il programma di istruzione per gli anziani, la possibilità di formare unione e cooperative.

Le più colpite dalla repressione sono le donne


Il Polisario ha lanciato il 6 marzo a Bruxelles un appello all’Unione Europea affinché intervenga a proteggere la popolazione sahrawi in pericolo nei territori occupati del Sahara Occidentale a causa della repressione marocchina. Tra gli episodi ricordati la violenta repressione della manifestazione del 23 febbraio a El Aiun per chiedere la liberazione degli 82 prigionieri politici sahrawi attualmente detenuti in diverse carcerci  marocchine: anche in questa occasione la violenza ha colpito soprattutto le donne, come da tempo accade in episodi analoghi durante le proteste di strada nei territori occupati. Il giorno dopo, il 24 febbraio, nel corso di un ricevimento per accogliere una delgazione  sahrawi proveniente dai campi in Algeria nel quadro delle visite familiari promosse dall’Onu, la polizia è intervenuta brutalmente ferendo 19 persone, tra cui una donna incinta, Mailad Maalouma.